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brano
 
Apuleio
Metamorfosi (l'asino d'oro), IV, 20
 
originale
 
20. Tunc ego sensim gliscente adhuc illo tumultu retrogradi fuga domo facesso, sed plane Thrasyleonem mire canibus repugnantem latens pone ianuam ipse prospicio. Quamquam enim vitae metas ultimas obiret, non tamen sui nostrique vel pristinae virtutis oblitus iam faucibus ipsis hiantis Cerberi reluctabat. Scaenam denique quam sponte sumpserat cum anima retinens, nunc fugiens, nunc resistens variis corporis sui schemis ac motibus tandem domo prolapsus est. Nec tamen, quamvis publica potitus libertate, salutem fuga quaerere potuit. Quippe cuncti canes de proximo angiportu satis feri satisque copiosi venaticis illis, qui commodum domo similiter insequentes processerant, se commiscent agminatim. Miserum funestumque spectamen aspexi, Thrasyleonem nostrum catervis canum saevientium cinctum atque obsessum multisque numero morsibus laniatum. Denique tanti doloris impatiens populi circumfluentis turbelis immisceor et, in quo solo poteram celatum auxilium bono ferre commilitoni, sic indaginis principes dehortabar: "O grande" inquam "et extremum flagitium, magnam et vere pretiosam perdimus bestiam."
 
traduzione
 
?Allora io, vedendo la tempesta che si addensava feci dietro front e me la svignai da quella casa non prima per? di aver lanciato uno sguardo, dalla soglia della porta dove m'ero acquattato, a Trasileone che, intanto, aveva iniziato contro i cani una bellissima resistenza. Bench? sapesse che era giunta ormai l'ultima sua ora, non dimenticando chi era, chi eravamo noi e il suo coraggio di sempre, egli non si arrese dinanzi alle fauci gi? aperte di Cerbero. Sostenendo, infatti, fino all'ultimo, la parte che s'era volontariamente assunto, ora arretrava, ora attaccava, finch? con finte e aggiramenti non riusc? a scivolar fuori di quella casa. ?Purtroppo, bench? fosse all'aperto e avesse via libera, non riusc? a fuggire e a salvarsi: tutti i cani del quartiere, che erano tanti e feroci, si unirono in un'unica muta ai segugi che erano usciti dalla casa all'inseguimento. Che orribile e funesto spettacolo vedere il nostro Trasileone circondato e assalito da una muta di cani inferociti e dilaniato da mille morsi. ?Io non riuscii a sopportare la vista di tanto strazio e cos? mi confusi tra la gente che correva da tutte le parti e nel tentativo di soccorrere il buon camerata nell'unico modo che potevo senza scoprirmi cominciai a dissuadere i battitori di quella caccia all'orso: '? un vero pecato,' gridavo, '? un delitto perdere una cos? gran bella bestia che deve valere un tesoro.'
 

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